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 Quando nasce un amore (pagg. 7, 8)

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MessaggioTitolo: Quando nasce un amore (pagg. 7, 8)   Quando nasce un amore (pagg. 7, 8) Icon_minitimeDom Ott 17, 2010 5:21 pm

Citazione :
Fenice



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MessaggioInviato: 05 Mag 2010 17:17 Oggetto: Rispondi citando Modifica/Cancella messaggio
Fenice toccò l'impugnatura con rispetto, senza stringerla chiudendo le dita.

La missione che ti sei assunto e il legame con la spada sono molto importanti mormorò assorta. Ricordo la prima volta che ti vidi con la Mietitrice al fianco... la tua fierezza e la tua forza mi impressionarono, e mi chiesi se per caso tu non fossi un uomo che sa solo colpire... Ricordi quante domande ti feci? Volevo capire... Ora che ti conosco, e con il racconto che mi hai donato oggi, capisco molte cose che avevo soltanto immaginato e sperato. Lo guardò con ammirazione e tenerezza. Mio caro, sono così fiera di te...
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Davidetaker



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MessaggioInviato: 05 Mag 2010 20:12 Oggetto: Rispondi citando
Durante il viaggio a Verona, amore, ho comprato tante cose...ma ne ho anche acquistate quando siam andati a Modena, sempre dallo stesso mercante, approffitando del viaggetto di scorta a mia sorella.
Son gli ultimi due pezzi entrati nella mia raccolta, son due armature "gemelle"...una per te ed una per me...

Indicò un angolino buoi illuminato appena da un raggio di luce l'armatura che regalava alla sua sposa

L'armatura brillava nell'oscurità, scintillante nel suo colore rosa.
Sembrava proprio una dama intenta, in ginocchio, a pregare.
Coprispalla larghi ema leggeri, proteggevano il corpetto modellato sulle fattezze femminee; le braccia incrociate al petto, tendevano la catena, arma elegante, distesa a spirale attorno alla figura.
L'elmo reggeva una mezzaluna argentea concava verso l'alto, appuntita alle estremità e saldata frontalmente alla visiera

L'ultima modifica di Davidetaker il 14 Mag 2010 20:27, modificato 1 volta
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Davidetaker



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MessaggioInviato: 06 Mag 2010 20:56 Oggetto: Rispondi citando
Poi, mostrò un'altro angolo

Amore,
quella è la mia armatura...si chiama "Armatura della Fenice"..proprio come te, amore


Divampante come fuoco vivo, l'armatura scintillava di fronte ai loro sguardi....un calore vulcanico quasi tangibile si diffondeva per la stanza.
Corpetto lucente argenteo, striato di oro e blu cielo, reggeva delle ali a scaglie come piume di aureo colore.
Scrinieri e stivali color rame sfumato rosa, proteggevano il resto del corpo.
L'elmo presentava una visiera lunga verso il setto nasale, simile ad un becco di uccello, frontalmente si diramavano due alette dorate e lucenti

L'ultima modifica di Davidetaker il 14 Mag 2010 20:33, modificato 1 volta
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Fenice



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MessaggioInviato: 06 Mag 2010 21:24 Oggetto: Rispondi citando Modifica/Cancella messaggio
Fenice osservò ammirata le due armature.

Amore, indossi la Fenice... rise con una punta di malizia. Ti ringrazio molto del dono, e mi fa piacere che abbiamo due armature simili. Se mi addestrerai, userò quella che mi hai regalato con gioia, e sarà un altro modo per sentirti vicino, anche se, come sai, la lotta non mi attira.

Si avvicinò a lui e lo baciò sorridendo, dopo aver sfiorato la superficie lucente delle armature, che splendevano mandando riflessi multicolori.
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Davidetaker



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MessaggioInviato: 07 Mag 2010 20:43 Oggetto: Rispondi citando
Davidetaker prese l'ultima spada

https://2img.net/h/oi40.tinypic.com/2zz87ye.jpg




Amore,
questa è la spada che mettero in casato Aslan, nella sala armi, così da poter esercitarci.
Viene dall'Oriente, ed è chiamata "spada dell'immortale"


https://2img.net/h/oi44.tinypic.com/2n07vgh.jpg

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MessaggioInviato: 07 Mag 2010 21:05 Oggetto: Rispondi citando Modifica/Cancella messaggio
Il nome della spada porta con sé significati profondi osservò Fenice passando le dita sull'impugnatura dell'ultima arma. E ogni spada ha la sua storia e il suo carattere, non solo rituale... La spada dell'immortale starà benissimo nella sala d'armi di Palazzo Aslan, è un'arma bellissima, e sarò onorata di allenarmi con te usandola.
Con un'occhiata circolare apprezzò la collezione del marito.
Avevi mai mostrato a qualcuno queste tue armi preziose, amor mio? non potè trattenersi dal domandare, guardandolo con curiosità. Ti confesso che se fosse così sarei un poco gelosa... mi conosci e sai che, così come dedico a te i miei pensieri e i miei progetti, desidero i tuoi per me...
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MessaggioInviato: 07 Mag 2010 21:08 Oggetto: Rispondi citando
Amore,
nessuno ha visto la mia collezione e non credo che nessuno abbia mai potuto vedere questi pezzi rari altre volte in altre circostanze.
Poi, non avrei mai aperto ad altri oltre te queste sale

La baciò
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Fenice



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MessaggioInviato: 18 Mag 2010 17:02 Oggetto: Rispondi citando Modifica/Cancella messaggio
Con un sorriso dolcissimo, Fenice prese la mano del suo amato e declamò per lui una Canzone di messer Francesco Petrarca, che parlava di Amore e Guerra...

Or che'l ciel e la terra e'l vento tace,
e le fere e gli augelli il sonno affrena,
notte il carro stellato in giro mena
e nel suo letto il mar senz'onda giace;
vegghio, penso, ardo, piango; e chi mi sface
sempre m'è inanzi per mia dolce pena:
guerra è'l mio stato, d'ira et di duol piena;
et sol di lei pensando ò qualche pace.
Così sol d'una chiara fonte viva
move'l dolce e l'amaro ond'io mi pasco;
una man sola mi risana e punge.
Et perché'l mio martir non giunga a riva,
mille volte il dí moro e mille nasco;
tanto da la salute mia son lunge.

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MessaggioInviato: 19 Mag 2010 20:19 Oggetto: Rispondi citando
Al termine della declamazione, Davidetaker strinse forte la moglie e la baciò.
Le tolse di dosso l'armatura e la depose con ordine al suo posto, prese per mano la sposa e la condusse nel giradino sotto l'arco rosato, la baciò ancora e sorrise, abbracciandola
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MessaggioInviato: 22 Mag 2010 16:32 Oggetto: Rispondi citando Modifica/Cancella messaggio
Fenice prese per mano il suo amato e lo portò con sé, con aria di divertito mistero, verso un tavolo sul quale era posato un involto piuttosto voluminoso.

Prima di tutto, mio amato, devo dirti che sono fiera di te disse con un sorriso pieno d'orgoglio. Finalmente hai accesso all'università e intraprendi gli studi che tanto ti attirano... So che sarai un medico attento e competente, un medico che guarderà non solo alle malattie del corpo, ma anche al benessere dello spirito di chi si rivolgerà a te con fiducia per essere sanato.

Mentre parlava, svolse lentamente il pacco e rivelò un libro di pergamena spessa, con una rilegatura in pesante cuoio tinto di verde.

Questo è per te... qui scriverai le tue conoscenze e le ricette segrete dei farmaci che userai. Vedi? ho fatto incidere le tue iniziali nel cuoio passò amorosamente le dita sulle tre lettere dorate D M C. So che avrai molto da scrivere e ho fatto legare molti fogli... il tuo sapere troverà posto qui e spero che sapere l'amore con cui seguo i tuoi progressi ti renderà più lieve la fatica.

Si sporse sorridendo verso di lui e lo baciò.
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MessaggioInviato: 13 Giu 2010 19:31 Oggetto: Rispondi citando Modifica/Cancella messaggio
Le rose del giardino profumavano come mille promesse... la giornata era stata caldissima e malgrado alcune nuvole basse e scure si fossero ammassate minacciosamente all'orizzonte, non era piovuto.
Fenice attendeva lo sposo nell'unico angolo in cui sembrava spirare quasi un alito di brezza, impaziente di accoglierlo al suo ritorno a casa.
L'emozione le faceva battere il cuore come il primo giorno... eppure erano sposati da più di cinque mesi, senza che la forza del loro amore si fosse adagiata nell'abitudine o nella stanchezza.

Amare è come un viaggio per mare, dicono pensò Fenice sorridendo, non sai mai cosa ti attende, giorno dopo giorno...
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MessaggioInviato: 19 Giu 2010 16:16 Oggetto: Rispondi citando
Davidetaker, stanco, al rientro si diresse verso il giardino per riposare un pò all'ombra. vide la moglie che lo attendeva li, sorrise e le si avvicinò, sdraiandosi accanto a lei con il capo sulle sue ginocchia, si lasciava accarezzare mentre socchiudeva gli occhi e si ristorava con lei.
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Davidetaker



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MessaggioInviato: 09 Lug 2010 20:58 Oggetto: Rispondi citando
Davidetaker si accingeva a partire,
abbracciò la moglie e le disse:

In un isola lontana un cavaliere si invaghì di una contadina.
Una sera, mentre il cavaliere era intento alal forgia, furono assaliti da pericolosi banditi; non avendo armi per difendersi e non avendo terminato la forgia, il cavaliere non poteva fare altro che stringerla forte e farle scudo col suo corpo.
La contadina, vendendo il folto numero dei banditi e sapendo che la sua presenza avrebbe impedito al cavaliere di difendersi al meglio, si diresse verso la fornace accesa e si gettò dentro.

"Così sarò la tua arma per sempre e ti proteggerò come tu proteggevi me"

Dalla forgia uscì una spada scintillante con l'elsa azzurra come il mare, il cavaliere in lacrime la impugnò saldamente e sterminò i banditi.

La fanciulla si chiamava Senbonzakuta, poichè era candida e delicata come i petali di un ciliegio...la spada fu battezzata così temperata nelle lacrimedel cavaliere, ogni volta che veniva brandita si potevan vedere nell'aria petali di cilegio aleggiare leggeri.

Terminato il racconto, la baciò e si avviò verso la capitale
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Fenice



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MessaggioInviato: 14 Lug 2010 19:49 Oggetto: Rispondi citando Modifica/Cancella messaggio
Fenice lo vide andar via con l'animo triste e malinconico. La prima volta che stavano separati...
L'avrebbe seguito col pensiero sulle strade, trepidando per lui.

Ogni giorno si svegliò pensando a lui, chiedendosi dove fosse, se fosse sano e sereno, se avesse incontrato pericoli e difficoltà durante il viaggio. Non era solo ed era sempre stato forte e capace di affrontare tutto con tranquillità, ma saperlo lontano la rendeva inquieta e fragile.
Aspettava le sue missive con impazienza, le rileggeva mille volte, le appoggiava alla guancia come se fossero dolci baci.

E finalmente mancava solo un giorno al suo ritorno...
Fenice raccolse dei fiori in giardino, preparò cibi freschi e leggeri per ristorarlo, andò al frutteto a raccogliere delle albicocche che tenne all'ombra in un paniere foderato di foglie.
Si preparò trepidante... bastava che trascorresse l'ultima notte, e l'indomani, finalmente, avrebbe ritrovato il suo abbraccio e il suo dolce bacio innamorato.
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Davidetaker



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MessaggioInviato: 06 Ago 2010 16:40 Oggetto: Rispondi citando
La Mietitrice d'Anime


Davidetaker riponeva la sua spada con molta attenzione e cura sul ripiano, sua moglie Fenice lo guardava sorridendo.

Amore, lo sò che ti fa sorridere la cura con la quale maneggio la mia spada, ma esiste una ragione. Sai che ogni spada conserva lo spirito di chi l'ha maneggiata?

prese la moglie per mano, la condusse al balcone ed abbracciandola prese a raccontare:

In origine esistevano 2 lame mitiche: la spada del teschio e la lama ondulata. Si narra che il primo cavaliere, agli albori della civiltà, impugnasse la spada del teschio, che lo rendeva invincibile: dopo ogni scontro, se aveva dovuto eliminare il nemico, posava la spada sul corpo dell'avversario deceduto e, col teschio rivolto al cielo, ne accompagnava l'anima nel trapasso.
Si narra che un feroce guerriero, dotato di una lama ondulata, mietesse vittime in continuazione, trafiggendone il cuore con la lama e, nell'estrarla, a cuasa dell'ondulazione della lama stessa, infliggere maggior dolore al malcapitato distriggendone il cuore.
Per fermare questa follia il cavaliere si incamminò alla ricerca del guerriero. Una volta trovato si scontrarono in un duello lungo più di un'anno: sole e luna si alternavano regolarmente sulle loro teste, mentre l'impeto della battaglia non accennava a finire ne i due davano segno di cedimento.
Il cavaliere capì che non poteva sconfiggere il guerriero, a meno di un sacrificio estremo; lo spirito del guerriero era indomabile e, solo dando tutta la sua anima, avrebbe potuto sopprimerlo.
Con una mossa azzardata si lasciò trafiggere il cuore dalla lama ondulata, stringendo il polso del guerriero per non lasciarlo arretrare; con un rapido movimento lo colpì al cuore con la spada del teschio e, sorridendo, lasciò la presa del polso del guerriero, estrasse la lama ondulata emettendo un grido spaventoso, con le poche forze rimaste indirizzò la lama ondulata al cuore del guerriero, posando la lama sulla spada del teschio, con un balzo si gettò a stringere il suo avversario premendo col suo petto sull'elsa delle due spade, così facendo la ferita del guerriero divenne mortale ma, allo stesso modo, la sua si aprì ulteriormente privandolo dela vita istantaneamente.
Tutti gioirono e si rattristarono per l'accaduto, un guerriero valoroso ma di animo crudele ed un cavaliere glorioso caddero quel giorno, dopo aver lottato a lungo ed essersi misurati come nessun altro al mondo.
Il re di quelle terre si recò personalmente ad onorare i caduti, diede l'ordine di separarli ed estrarre le loro spade ma, con immensa sorpresa, dopo aver allontanato un corpo dall'altro, ci si rese conto che la spada era una sola: un teschio a sormontare l'elsa ed una lama ondulata.
Il re dopo aver estratto la spada capì che ora quella lama, che conteneva lo spirito dei due avversari, rappresentava un chiaro messaggio: una lama potente tanto da mietere numerose anime necessitava di essere controllata solo da chi era disposto a sigillare questa stessa lama divoratrice di anime col proprio spirito, per renderla innoqua

Terminato il racconto, Davidetaker diede un bacio alla moglie, le sorrise e coprì la spada con un telo con una rosa viola ricamata

Fenice



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MessaggioInviato: 10 Ago 2010 19:28 Oggetto: Rispondi citando Modifica/Cancella messaggio
Amore, è una storia bellissima! osservò Fenice guardando lo sposo con occhi pensosi. Ti ringrazio di avermela raccontata... mi sembra racchiuda un concetto molto profondo e importante.

Riflettè per un lungo momento prima di proseguire.

Credo significhi che tra due nemici che si onorano, si crea un legame che non è basato sull'odio, ma sul fronteggiarsi come in uno specchio disse poi. Ognuno dei due riflette il potere dell'altro e se ne fa carico... questa è la lealtà.
La storia finisce con la morte di entrambi, ma questa morte non rappresenta una sconfitta... Non so se sono riuscita a spiegarmi bene... Le due lame che diventano una sola sono l'unione di qualcosa che si completa e si ricompone nel sacrificio e nel controllo di entrambi i guerrieri.
Che dici, amore, sbaglio?

Fenice scrutò il volto dell'amato in cerca del suo sorriso, e lo ricambiò.

Ancora una volta mi hai rivelato una parte del tuo pensiero e del tuo animo. Oltre ad amarti, non posso che ammirare la tua dirittura morale... è stata la prima cosa che ho amato in te, e tuttora mi colpisce e mi piace come la prima volta.

Si sporse verso di lui e appoggiò la testa alla sua spalla, cercando la sua protezione. Si sentiva sicura, sentiva la forza controllata e riflessiva di Davide e si affidava a lui con una fiducia assoluta, che il tempo non scalfiva.
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MessaggioInviato: 23 Ago 2010 10:09 Oggetto: Rispondi citando Modifica/Cancella messaggio
La casa e il giardino risuonavano di risate e discussioni allegre, e di musica... coppe che erano state diligentemente svuotate del loro contenuto di birra fresca erano posate un po' dappertutto, e il lieve odore aromatico dei cibi e dell'alcol si mescolava con il profumo delle rose tardive piegate sugli steli.

Fenice si guardava intorno soddisfatta e felice. La casa era piena di parenti Carroz, che finalmente aveva avuto l'occasione di conoscere personalmente. Thana, Fatina, Volumptas, Farthe... e poi Manzanu, figlio di Davide, che desiderava diventare anche figlio suo e si stava dimostrando assennato e corretto, ma anche simpatico e vivace.

Verde, il gatto, padrone assoluto di ogni spazio dentro e fuori dalla casa, si era abituato con sorprendente rapidità alle carezze di Fatina, e le saltava in grembo facendo le fusa.

Fenice cercò lo sguardo di Davide e gli sorrise. Un altro figlio... da poco avevano riconosciuto Conan e avevano avuto la gioia di vederlo sposato con la dolce Lady_Valentyne, a Mantua... la famiglia si allargava... ora c'era Manzanu, e chissà che Aristotele non facesse loro il dono, tanto atteso e chiesto, di una femminuccia...

Fenice gioì dei doni della vita, dedicando un pensiero amorevole anche agli Aslan, quelli presenti e quelli che non si facevano sentire, sempre in ritiro o lontani... sognava una grande famiglia felice e unita, forte nei legami dell'affetto e del sostegno reciproco, e forse l'avrebbe avuta davvero...
Si avvicinò a Davide e lui le strinse la mano, intrecciando le dita alle sue. Per primo rimaneva il loro amore, intenso e profondo... un dono che entrambi coltivavano con attenzione e cura, come una rosa rara.
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MessaggioInviato: 23 Ago 2010 19:40 Oggetto: Rispondi citando
La festa si era conclusa, tutti i parenti si apprestavano a partire.
Gli sposi salutarono tutti calorosamente e si ripromisero di rivedersi presto.

Davidetaker prese in braccio la sposa e la condusse a letto per riposarsi un pò, le accarezzò la guancia e le sorrise dandole un bacio sulla fronte.

Amore, riposa, hai fatto tanto

Le pose accanto una rosa e si sedette ad osservarla
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Fenice



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MessaggioInviato: 12 Set 2010 11:06 Oggetto: Rispondi citando Modifica/Cancella messaggio
La stagione declinava. Le ultime rose del giardino sembrava non avessero voglia di sfiorire.
Fenice passeggiava lentamente fra le aiuole ben disegnate e rifletteva sui cambiamenti cittadini e familiari.
Un nuovo sindaco, l'impegno di molti per risollevare Mirandola da un periodo troppo lungo di difficoltà, matrimoni e cambiamenti nella famiglia di Davide, i due figlioli che avevano riconosciuto, l'attesa della femmina che entrambi avrebbero tanto desiderato... e per entrambi, nuove responsabilità pubbliche. L'aspettava la riorganizzazione del Catasto cittadino, dopo un lungo periodo in cui l'ufficio era rimasto chiuso e vacante, e molte carte erano andate perdute...
Fenice si sentiva stanca e un po' malinconica, ma la presenza dell'amato era costante e rimaneva un punto fermo irrinunciabile. Erano fortunati, ad amarsi così fedelmente... nei cambiamenti della vita, negli ostacoli da superare, entrambi sapevano di poter contare sull'altro, e questo li rendeva forti.
Alcuni pensano che amarsi sia una catena pensò con un lieve sorriso Fenice, fermandosi davanti a una rosa purpurea e piegando leggermente lo stelo spinosissimo verso di sé, per aspirarne il profumo, eppure per me non è così, e neppure per Davide, credo. Amare e sapere di essere amati rende liberi... perché si è forti.
Si voltò sentendo l'inconfondibile rumore dei passi dell'amato che si avvicinavano lungo il vialetto, e sorrise vedendolo avanzare bello e tranquillamente baldanzoso nell'uniforme di Sergente della Guardia Episcopale, della quale era così fiero di far parte. Il cuore le accelerò i battiti, ancora... Gli si fece incontro temendo che venisse ad annunciarle una partenza e sperando invece che stesse progettando di andare con lei al matrimonio della nipote, nella capitale.
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Davidetaker



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MessaggioInviato: 13 Set 2010 10:47 Oggetto: Rispondi citando
Davidetaker baciò la sposa e sorrise,

Amore,
abbiamo aperto l'armeria in casato,
vorrei trasferire la le mie spade, così libero una stanza per i libri di medicina

Lasciò una rosa fra le mani della sposa e si accinse al duro trasferimento
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Fenice



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MessaggioInviato: 22 Set 2010 17:36 Oggetto: Rispondi citando Modifica/Cancella messaggio
Qualche giorno dopo aver trasferito la collezione di spade nella nuova stanza in Casato, Davide partì brevemente per una missione di scorta della Guardia Episcopale, e subito dopo essere rientrato a casa, dovette partire subito di nuovo, e questa volta per allontanarsi di più e rimanere lontano più a lungo.
Fenice aveva accolto la sua partenza e la prospettiva del distacco con orgoglio per le responsabilità che gli venivano affidate, ma con un velo di tristezza per la lontananza prolungata.
La sera della partenza lo abbracciò a lungo e ricevette un abbraccio altrettanto forte e ardente... lo guardò dalla finestra finché anche l'ultimo guizzare della sua ombra fu scomparso, e solo allora lasciò che una lacrima le scivolasse sulla guancia, subito asciugata con mano che voleva essere ferma.

Attesa... giunse presto una breve missiva, poche parole nello stile di Davide, rassicurazioni pratiche e un momento di tenerezza verso la sposa, alla quale pensava sempre.
Con un sorriso sulle labbra Fenice si sedette allo scrittoio per rispondere, e il calamo le corse sulla pergamena quasi senza riflettere, seguendo il filo rapido e intenso dei pensieri.



Amore mio,
ho ricevuto il tuo biglietto con gioia e gratitudine. Le tue parole mi rassicurano; so che siete prudenti e forti, ma il mio cuore teme pericoli e attende tue notizie per placarsi almeno un poco.
Mi manchi. La mia giornata è ricca di impegni come sempre, ma di quando in quando mi fermo e mi accorgo di aspettare il suono della tua voce, la tua risata, il tuo passo sul vialetto fuori dal portone. Allora mi impongo di badare solo a quel che ho da fare e mi immergo nei lavori e nei progetti, nelle carte, nei discorsi, nell'amministrazione della casa, dei campi, delle botteghe.
C'è qualcosa di confortante, di profondamente morale nel fare qualcosa di utile, a sé e agli altri, non per ambizione o per sete di guadagno, ma per dare qualcosa.
Scrivimi. Hai promesso e so che lo farai - l'hai fatto subito, in effetti, e in questo momento ho il tuo biglietto appoggiato davanti agli occhi sulla scrivania e guardo i segni che hai tracciato, la tua scrittura dritta e decisa, senza troppi fronzoli, squadrata. Come ti somiglia! La amo perché in essa si riflettono la tua indole e il tuo modo di fare.
Ti bacio col pensiero e sorrido
la tua Fenice


Sigillò con un sospiro la pergamena e chiamò un servitore per affidargliela affinché venisse inviata.
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Fenice



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MessaggioInviato: 24 Set 2010 19:35 Oggetto: Rispondi citando Modifica/Cancella messaggio
Una nuova lettera... Davide parlava del viaggio in tono allegro, non si lamentava né della fatica né dei pericoli cui andava incontro insieme ai compagni, ma anzi si vantava gioiosamente della loro baldanzosa eleganza, nelle uniformi della Guardia Episcopale.
Fenice sapeva che parte di quell'allegria era anche rivolta a lei, per non farle pesare troppo la separazione; si accinse a rispondere ripromettendosi di riuscire ad essere altrettanto gaia, e scrisse:



Mio amato,
ti seguo col pensiero, guardando la mappa italica per vedere il tuo itinerario.
Ti allontani, ma nello stesso tempo si avvicina il momento del tuo ritorno, e questo mi aiuta a far avanzare le ore e i giorni, che senza di te, anche se ricchi di attività e sereni, mi sembrano incompleti.
Lavoro nel nuovo ufficio da catastale, e devo dire che il lavoro mi appassiona e m'impegna molto, sottraendo tempo alla sorveglianza dell'allevamento e della macelleria. Domani bisognerà che capiti a sorpresa a controllare, anche se so che Demetrios fa il suo dovere e anche di più, senza bisogno di temere sanzioni. Hai ragione quando dici che ho l'intendente più particolare di Mirandola... Demetrios non appartiene ad un ceto elevato, eppure sa leggere, scrivere e far di conto, e conosce perfino gli antichi poemi nella sua lingua natia. Io a volte sospetto che non sia ciò che vuol far credere... però mi fido di lui e da che sta con noi e si occupa della mia bottega e delle mie mucche, non ho mai avuto di che lagnarmi né di che sospettare.
Lucrezia ha costruito il primo carro di Mirandola. Sono andata da lei in carpenteria stamattina, e l'ho ammirato molto: è solidamente assemblato e perfino bello a vedersi. Siamo rimaste a chiacchierare un poco e mi ha chiesto di te, raccomandandomi di salutarti. Ti saluta anche Eterica... è partita e si trasferisce, ho tentato di dissuaderla ma non ci sono riuscita, e la sua partenza mi ha riempito di malinconia, insieme a Lu.
Le cose cambiano... le persone se ne vanno e arrivano... indovina chi è a Mirandola! Magicadea, tornato in visita dai vecchi amici per rivedere la sua città natale. Ci siamo incontrati ieri sera in taverna e abbiamo amabilmente parlato... mi sono sentita a mio agio e serena, e se ricordo tutta la sofferenza che i miei rapporti con lui mi hanno causato in passato, non posso che ringraziare per la millesima volta Aristotele, che mi ha fatto incontrare te... Sono così felice di essere tua moglie, amor mio...
Sii prudente. Aspetto la tua prossima lettera e ti bacio teneramente
la tua Fenice

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Fenice



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MessaggioInviato: 26 Set 2010 17:44 Oggetto: Rispondi citando Modifica/Cancella messaggio
La carta del suolo italico aperta sullo scrittoio, Fenice studiava l'itinerario che Davide stava seguendo con il suo gruppo di Guardie. La via del ritorno si allungava... il gruppo ora era più numeroso e avevano preso la decisione di seguire una direzione diversa da quella dell'andata, più lunga, ma al momento più tranquilla.
Sospirò. La lontananza le pesava, ma capiva la necessità di essere prudenti anche se ciò significava star via più a lungo.
Notò distrattamente che le ombre della sera si allungavano all'interno della stanza e accese le candele sullo scrittoio. Rimase a lungo con il calamo tra le dita, pensando alle mille cose che aveva voglia di scrivere, ma in realtà ne sarebbero bastate solo due: ti amo.



Amore mio,
è quasi sera e la mia giornata finisce con il dolce piacere di scriverti, mentre fuori dalla finestra è già quasi buio e non riesco più a vedere il colore delle ultime rose in giardino.
Ho letto con sollievo e tristezza quello che mi scrivi sulla via che seguite per tornare: fate bene a cambiare strada per viaggiare in sicurezza, ma questo percorso è più lungo, e ti terrà lontano da me per più tempo.
Mi manca la tua voce. Spesso durante la giornata mi sorprendo ad aprir bocca per dirti qualcosa di importante o anche solo un pensiero fuggevole, e poi mi ricordo che non ci sei... Mi manca la tua presenza silenziosa quando sei nella tua stanza a consultare i libri di medicina. Io non ti disturbo, ma so che ci sei e qualche volta, passando nel corridoio, lancio un'occhiata dentro la stanza e proseguo senza distoglierti dallo studio, anche se sarebbe così naturale entrare un momento, cingerti le spalle con le braccia e baciarti.
Ho acceso il camino. La giornata è stata umida e ho un po' di freddo; non allarmarti, sto bene, ma starei meglio se ti avessi vicino, protettivo e sollecito come sei, senza bisogno di troppe parole. Stasera mangerò una minestra calda e andrò a dormire presto: sono stanca e cercherò di riposare, anche se fatico a prender sonno nel nostro letto semivuoto.
Vedi di cosa ti parlo? Ti consegno i miei pensieri, tutti, così come vengono, senza stare a pensare se sono importanti o meno, sciocchi o intelligenti. Mi sono sempre fidata di te fino al punto di pensare liberamente ad alta voce, e mi sono sempre sorpresa della delicatezza e della sensibilità con la quale comprendi quello che dico e anche quello che non so nemmeno io di pensare... Non mi stanco mai di stare con te, in silenzio oppure parlando, oppure senza parole, comunicando con i gesti dettati dall'amore.
Torna presto.
La tua Fenice

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MessaggioInviato: 27 Set 2010 19:54 Oggetto: Rispondi citando Modifica/Cancella messaggio
Con gli occhi fissi e sognanti sulle parole scritte da Davide

Citazione:
Veder tanti porticcioli e tanti porti ancor più grandi mi ha ricordato la nostra barchetta, e come sarà bello farla ondeggiare al lago di Guastalla appena rientrerò e partiremo in vacanza.


Fenice fantasticava. Desiderava un viaggio e la vicinanza dello sposo. Prese un foglio di pergamena e scrisse in fretta



Amore mio,

aspetto anch'io con ansia il momento in cui potremo andarcene un po' insieme, noi due da soli, lontani dalle cure di ogni giorno, dagli impegni, dalle fatiche. L'ultima volta che siamo stati insieme al lago è stato così bello... ma in qualsiasi luogo starò bene con te, godendo della tua compagnia e della reciproca attenzione.
Mi sono persa in fantasticherie e il tempo è volato... è già sera e un giorno in meno ci separa. A volte mi sembra che la strada che ti riporta a me sia troppo lunga e che le ore non passino mai... a volte invece riesco ad appassionarmi a ciò che faccio durante il giorno, e questo fa scorrere il tempo più in fretta, in modo lieve.
Ti bacio. Ti manda un saluto anche Verde, che sta acciambellato sulle mie ginocchia e ogni tanto apre pigramente un occhio per vedere che sto facendo. Sta mutando il pelo... avremo un inverno freddo, credo, perché il suo sottomantello è folto e lungo.
Mando questa missiva e aspetto la tua prossima, presto

la tua Fenice

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MessaggioInviato: 30 Set 2010 20:18 Oggetto: Rispondi citando Modifica/Cancella messaggio


Mio caro,

ho ricevuto la tua lettera e sono felice di saperti in buona salute e buona disposizione d'animo. Mi ha intristito, però, sapere che il tuo ritorno è procrastinato di alcuni giorni.
Sento la tua mancanza in ogni momento, e speravo non mancasse molto al momento in cui potrò finalmente ritrovare il tuo abbraccio e sentirmi veramente a casa, io che a casa mi trovo, ora, ma senza di te, come divisa.

Qui tutto procede tranquillamente. Uscendo l'altra mattina presto per andare in chiesa, ho trovato la città avvolta in una leggera bruma, presagio d'autunno. Le mura si perdevano nella nebbia e sembravano altissime... i miei passi risuonavano stranamente sul selciato umido, e per un attimo ho pensato che non ci fosse nessun altro sveglio e fuori di casa, oltre a me. Pensiero sciocco, lo so: sentivo le carrette dei contadini che entravano in città per portare al mercato la frutta e la verdura fresca, i muggiti e il belato degli animali, gli zoccoli di qualche cavallo che portava un cavaliere verso il municipio o il palazzo di qualche nobile famiglia. La vita scorre nei suoi ritmi consueti, i lavori, le discussioni, i progetti e i traffici dei mercanti. Ora tutti avremo bisogno di carretti... viaggiare diventa più difficile, ma per fortuna potrai farli tu per noi due!

Scrivimi sempre, aspetto le tue lettere con ansia e mi consolo rileggendole mille volte.
Ti penso sempre
la tua Fenice

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MessaggioInviato: 03 Ott 2010 19:58 Oggetto: Rispondi citando Modifica/Cancella messaggio


Amore mio,

ieri ho avuto una bella sorpresa: Manzanu e gli altri sono passati da Mirandola sulla via del ritorno a casa e me lo sono ritrovato davanti senza preavviso. Che gioia! Ti somiglia talmente che per un attimo mi è sembrato tu fossi ritornato senza dirmelo prima. L'ho trovato un po' stanco, ma sereno; è sempre affettuoso e l'ho abbracciato con orgoglio vedendo che bel giovane sia, forte e sano. Il mio cuore gli augura tutto il bene del mondo, il bene che le sue qualità meritano.
Spero tu stia bene. Ho ricevuto la tua lettera e non so se gioire di quello che mi scrivi... mio caro, devo muoverti un piccolo rimprovero, e spero converrai con me sulle mie ragioni. Capisco benissimo l'obbligo e la necessità di mantenere il segreto sull'itinerario del vostro viaggio... siete Guardie Episcopali e il vostro è un compito di responsabilità e soggetto al segreto e alla riservatezza; non mi sarei mai aspettata né avrei mai chiesto di sapere dove effettivamentre tu sia e quale strada stiate seguendo. Però... però, mio caro, per ben tre volte mi hai scrittop delle cose non vere, suscitando la mia speranza nel tuo prossimo ritorno e tradendo senza voler far male la mia fiducia. Amore mio, io mi sono sempre fidata delle tue parole, e fino ad ora tu mi avevi sempre detto il vero; che bisogno c'era di mentirmi? Sarebbe bastato non far menzione della strada e delle città in cui eri. Così, hai gettato un'ombra sulla mia fiducia in te. Ripeto, capisco benissimo le ragioni delle tue parole e le rispetto, ma sarebbe stato più giusto verso di me e di noi - verso la nostra fiducia reciproca - se tu mi avessi detto semplicemente che non potevi farmi sapere esattamente dov'eri e dove stavi andando.
Spero tu torni davvero, stavolta. Se non è così, ti prego semplicemente di scrivermi che il tuo ritorno è ancora di là da venire, e me ne farò una ragione. Mi comprendi?
Un bacio

La tua Fenice

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MessaggioInviato: 05 Ott 2010 20:06 Oggetto: Rispondi citando Modifica/Cancella messaggio
Le labbra strette, Fenice scriveva rapidamente facendo stridere la punta della penna sulla pergamena.



Mio caro,
lamenti la tua amarezza per i rimproveri che ti ho mosso e protesti la tua ragione.
Le tue ragioni nel non dire, ti ripeto che le ho capite e le approvo. Sono giuste, e non è di esse che mi lagno. Come dici tu, ci siamo scelti perché condividiamo le stesse posizioni etiche, e sarei sciocca se ti muovessi un rimprovero proprio per ciò che di te mi è piaciuto e mi piace sempre.
Quello che mi ha ferita è stato il dirmi cose non vere invece di tacere. In ogni caso, come sempre, quando ti dico che mi fai star male, invece di scusarti per questo prima di spiegarti, ti adombri e ti dichiari a tua volta ferito.
Amor mio, come già ti dissi una volta molto tempo fa, quando ci si ama e si arriva a disputare, la prima cosa da fare è deporre l'idea di dover avere ragione, poiché tra due persone vicine come noi la questione non è e non deve esser questa. Se ci facciamo male, a che serve avere tutta la ragione del mondo? Io non la voglio. Voglio essere serena e saperti sereno. E se certe tue parole e certi atti mi tolgono la serenità, te lo dico. E' forse attaccarti, questo? io non credo.
Io ti aspetto per abbracciarti e parlarne guardandoci negli occhi, e spero sarai anche tu alla ricerca di un chiarimento che ci riavvicini, fugando ogni amarezza - ci sono cose ben più liete di cui potremmo parlare, il Palio che si sta organizzando in città, al quale penso parteciperemo entrambi con piacere, e molte altre ancora.
Prometto di non aspettarti dietro la soglia con una padella in mano...
la tua Fenice

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Fenice



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MessaggioInviato: 10 Ott 2010 14:52 Oggetto: Rispondi citando Modifica/Cancella messaggio
La stanza era buia e fredda.
Fenice era seduta immobile su una sedia accanto alla finestra aperta, e non si accorgeva dell'oscurità, dell'umido, del fatto che il camino fosse spento.
Rigida, intorpidita nel corpo e nell'anima, non riusciva quasi a pensare. Sentiva soltanto il dolore. Come un coltello piantato nelle viscere, che toglieva il respiro.

Da quanto tempo era seduta su quella sedia? Aveva mangiato? Non aveva fame. C'era solo il dolore... e uno stupore attonito che rigirava intorno allo stesso pensiero, impossibile da accettare, irreale, sicuramente non vero... No. Impossibile.

Aveva visto arrivare Davide mentre era di guardia sulle mura, l'aveva atteso a casa... e lui non era venuto.

Non era venuto.

Lo aveva atteso per tutto il giorno, con inquietudine crescente, chiedendosi cosa potesse averlo trattenuto, e dove, e perché... Aveva immaginato mille possibilità, mille ipotesi, mille piccoli incidenti di cui poi avrebbero parlato insieme. Ma lui non era venuto.
Allora aveva mandato Demetrios al mercato, in caserma, nelle taverne, a vedere, a chiedere, a cercare. Lei era rimasta a casa a preparare il cibo che Davide preferiva, aveva colto una rosa da mettere sulla tavola, si era acconciata i capelli, aveva accordato il liuto per accompagnarsi quando avrebbe cantato per lui.
E aveva atteso Demetrios. Per ore. Demetrios non tornava... spaventata, Fenice si era tormentata non sapendo che fare. Se fosse uscita, dove cercare il servitore? rischiava di non incontrarlo, e, peggio ancora, rischiava di non trovarsi a casa quando lui sarebbe tornato, probabilmente in compagnia di Davide.
Dopo aver riflettuto a lungo, era rimasta a casa. Non aveva fame e non aveva mangiato... avrebbe mangiato dopo, con Davide.

Cercò di occuparsi del catasto, dei conti dell'allevamento delle mucche, del latte che doveva mandare in pagamento al cerusico che si era prestato a curare una delle vacche che era stata malata.
Il tempo passava e l'ansia cresceva. La paura le impediva di pensare, di stare attenta. Sbagliò più volte i conti, con rabbia cercò di costringersi ad applicarsi, li rifece dieci volte, buttò la penna d'oca sulla pergamena, macchiandola, e non se ne curò.

Uscì in giardino, cercò sollievo nel camminare, cosa che sempre la rasserenava... Non stavolta. Le poche, amare e fredde parole con cui Davide aveva risposto alla tua ultima lettera, mentre era ancora in viaggio, le tornavano in mente e le facevano sentire freddo.
Rientrò in casa. Verde, il gatto, venne a strusciarlesi contro l'orlo del vestito, ma ottenne soltanto una breve carezza distratta e brusca.

Fenice si sedette accanto alla finestra aperta e aspettò. Aspettò trasalendo e alzandosi ad ogni rumore, affacciandosi a guardare all'uscio, credendo di sentire voci note ogni volta che qualcuno passava nella via, vicino alla finestra. Dov'era Davide? Perché non veniva? Era successo qualcosa di grave? E perché non tornava Demetrios?
Pallida e gelata, rimase immobile e seduta per un tempo lunghissimo, cercando di respingere il pensiero insistente che ormai le invadeva la mente...

Dopo ore infinite, Demetrios entrò bruscamente nella stanza, e non l'aveva sentito arrivare. Le si avvicinò e quasi senza guardarla negli occhi le mormorò poche parole. Aspettò invano una risposta, un cenno, un ordine. La fissò incerto per un momento, poi si ritirò in silenzio.

Fenice rimase sola.
Sola, sola, sola.
Davide era andato in convento senza nemmeno dirglielo, senza nemmeno passare da casa a dirle un'ultima parola, a spiegarle cosa fosse successo nella sua mente e nel suo cuore, a dirle addio.
Il dolore le saltò addosso improvviso, violento, come un dolore fisico, uno strazio che le strappò un gemito forte. Il panico la invase, le tolse il respiro.
L'inimmaginabile, l'impossibile era successo. No, non era possibile che Davide l'avesse abbandonata per una disputa come altre... no. Avevano discusso altre volte, come è normale tra due sposi, e si erano sempre ritrovati, magari con fatica, ma era normale. Cos'era successo stavolta? Perché? E perché così, perché?
Strinse i pugni e senza accorgersene li premette forte contro lo stomaco, contro il ventre. Il dolore concreto si mescolava all'altro e non lo copriva, ma diventava tutt'uno con esso. E la paura cresceva. Era sola, sola quando mai avrebbe immaginato di esserlo ancora, sola quando ogni momento della sua vita era stato pensato e vissuto nella certezza di condividerlo con Davide, nella confortante sicurezza di avere accanto un compagno con il quale condividere ogni cosa.
Quante volte avevano gioito insieme del loro accordo, del fatto che avevano gli stessi gusti, che tuttora preferivano l'altro, che sentivano la mancanza l'uno dell'altro come il primo giorno? Le aveva mentito anche su quello? Era stanco di lei e non l'aveva detto? Oppure si era stancato della loro vita, aveva desiderato essere libero, libero di viaggiare senza dover tornare a casa, libero di vivere senza resposabilità, inseguendo il capriccio del momento, senza dover rendere conto a nessuno?
Era anche lui egoista come tutti gli uomini, che vedono soltanto il loro volere, il loro sentire, e non si preoccupano di quello delle persone che hanno accanto, e lo trovano solo un impiccio? Anche Davide, che era sempre stato attento, premuroso, presente, sollecito, protettivo... anche lui era così?
Attonita, incredula, smarrita, Fenice non riusciva a crederci. Demetrios doveva essersi sbagliato... le persone che gli avevano detto che Davide era in convento si erano confuse. Tra poco lui sarebbe arrivato, avrebbe sentito il suo passo nel corridoio, avrebbe alzato gli occhi e gli sarebbe volata tra le braccia ritrovando la sua stretta, il contatto familiare dei loro corpi, il modo in cui la accoglieva stringendola forte e sollevandola appena.
E invece non ci sarebbe mai più stato un abbraccio, il suono della sua voce, il suo profumo, il suo braccio che la stringeva nel sonno... Mai più?

Lacrime roventi e caldissime le scivolarono sul viso, improvvise, bruciandole gli occhi e la pelle. Fenice non alzò le mani a fermarle, non riusciva a fermarle, lasciò che continuassero a scendere come un fiume, e non si esaurivano mai. Pianse, pianse, pianse, pianse come non avrebbe mai creduto di poter fare, pianse lacrime infinite che non placavano il dolore e sembravano aumentarlo, pianse come chi ha perduto tutto tranne le lacrime.
Alla fine, non sapeva dopo quanto tempo, la stanchezza fermò le lacrime. Non il dolore. La pelle del viso scottava e bruciava, il dolore nelle viscere era sempre violento e profondo come una coltellata, lo smarrimento si era mescolato a un intorpidimento assoluto.
Fenice rimase immobile vicino alla finestra. Non c'era più nulla.
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Lucrezia59



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MessaggioInviato: 11 Ott 2010 15:44 Oggetto: Rispondi citando
Lucrezia era agitata, un qualcosa la disturbava senza capire esattamente cosa fosse.
Si era alzata, aveva fatto colazione, badato alla casa e tutta la mattina aveva visto Demetrios correre per la città, entrando nelle taverne e fermare le persone parlando con loro in modo esagitato.
L'agitazione non sembrava diminuire, anzi..

Ferma davanti a casa vide passare Demetrios, lo fermò e gli chiese cosa succedesse, come mai era così agitato.
- la mia padrona mi ha mandato in cerca del padrone, gli spiegò, non si è visto da quando è rientrato dalla missione e teme il peggio gli disse mentre già si allontanava.

Un oscuro presagio si affacciò alla sua mente, così decise di uscire di casa diretta verso casa della cugina.

Correva forte, il cuore martellava nel suo petto, arrivando davanti alla casa, la vide immersa nel buio.

Bussò piano.
Nessuna risposta.
Provò ad aprire la porta e stranamente la trovò appena appoggiata, spinse la porta.
Buio.
Buio e un pianto irrefrenabile che proveniva dalla stanza attigua.
Cercò di orientarsi al buio, incespicò contro una sedia e quasi pestò Verde che miagolando gli era venuto incontro strusciandosi contro le sue gambe.
A tentoni trovò la porta che dava nell'altra stanza.
Fece un gran respiro e apri con risoluzione la porta.

Lo spettacolo che la accolse fu come una frustata in pieno petto.
Accanto al focolaio ormai spento, c'era Fenice. Seduta immobile con l'aria sconvolta e assente, il viso devastato dal pianto e ancora scossa da tremiti, e una parola, una sola e sempre una sola come se fosse un mantra:
Perchè?

si sedette accanto a lei, prendendole le mani.
Inutile ogni parola, solo la presenza contava ora.
Ora che Davide non c'era, ora che Fenice si sentiva sola, ora che Fenice non avrebbe avuto notizie da lui, ora che per lei il sole si era spento.
Inutile dirle che prima o poi il suo dolore si sarebbe assopito, che forse Davide sarebbe uscito dal convento e le avrebbe spiegato ogni cosa..
Inutile parlare... il silenzio era complicità e far sentire che lei c'era.
Riaccese il fuoco.
Si sedette ai piedi della cugina e rimase ferma accanto a lei.
Ferma ad aspettare che la vita ricominciasse a scorrere in lei, perchè malgrado tutto la vita prima o poi prende il sopravento, Lucrezia ne era convinta, e voleva esserci quando sarebbe successo.


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