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 La Storia della Famiglia Aslan

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MessaggioTitolo: La Storia della Famiglia Aslan   La Storia della Famiglia Aslan Icon_minitimeDom Ago 15, 2010 8:02 pm

Citazione :
Fenice Registrato: 23/08/09 14:51
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Residenza: RR: Mirandola
MessaggioInviato: 21 Mar 2010 18:43 Oggetto: La Storia della Famiglia Aslan

Con un sospiro di emozione, Fenice aprì la Bibbia di famiglia e ne sfogliò le
meravigliose pagine miniate, soffermandosi su alcune illustrazioni bellissime.

https://2img.net/r/ihimizer/img363/8536/librominiatoaperto.gif

Giunta alla fine del testo, là dove i rimanenti fogli della pergamena erano intonsi, intinse il calamo e con attenta concentrazione, dopo aver riflettuto un momento, scrisse

Mirandola, Palazzo Aslan
Nel giorno ventunesimo del mese di marzo A.D. 1458
io, Fenice Maria Helena Aslan, Araldo e Ciambellano del Casato Aslan, con l'aiuto del Signore e il benestare dei capifamiglia,
mi accingo a tener nota della storia della famiglia,
dei suoi membri defunti, in vita, nascituri,
delle loro gesta, dei loro sponsali, della loro discendenza e, quando l'Onnipotente li chiamerà, della loro dipartita.
Possa la mia penna esser sempre veritiera e scrivere solo di cose belle e onorevoli.
Amen


Appoggiò quindi la penna al lato del foglio, rileggendo quanto aveva scritto, e mentre aspettava che l'inchiostro si asciugasse lasciò che la sua mente scivolasse all'indietro cercando volti, nomi, date, luoghi... vi erano ancora molte parti a lei ignote nella storia dei suoi avi, ma avrebbe fatto del suo meglio per ricostruire almeno quella più recente.
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Lucrezia59 Registrato: 21/03/09 16:42
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Residenza: Mirandola
MessaggioInviato: 22 Mar 2010 15:19
Lucrezia passò per caso davanti alla bibliotecca.
Vide , da sotto la porta, la luce riflessa di una candela.
Aprì la porta e vide Fenice china a leggere su un libro.
Le si avvicinò piano, e da dietro osservò la cugina.

Aveva in mano la Bibbia ed era immersa nei suoi pensieri.

Ricordandosi ciò a cui aveva accenato Fenice qualche giorno fà, capì che Fenice stava per intraprendere la Storia della loro Famiglia.

Mise una mano delicatamente sul braccio di Fenice e le disse piano

- Cara, se e quando potrò aiutarmi sai che sono quà.
Stai intraprendendo un viaggio a ritroso, fare conoscere a chi c'è una parte della famiglia che per oscuri motivi, non è più tra noi.

Cinse la cugina con un braccio, avvicinò il viso al suo, e guancie a guancie iniziarono a pensare.
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Gelsomina Registrato: 18/03/09 12:53
Messaggi: 403
MessaggioInviato: 22 Mar 2010 17:21
Gelsomina girovagava per le stanze del Palazzo quando a un certo punto vide una porta socchiusa da cui filtrava una luce fioca...incuriosita si avvicinò e vide Lucrezia e Fenice intente a fissare un libro...
Quell'atmosfera le sembrò così calda e familiare che rimase ad osservarle...


Fenice Registrato: 23/08/09 14:51
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MessaggioInviato: 26 Mar 2010 16:33
"Grazie, carissima" mormorò Fenice senza staccare la guancia da quella di Lucrezia. "Ci sono molte cose che ignoro... ad esempio, la nascita e la giovinezza di Cailin., pace alla sua anima... Purtroppo non ho fatto in tempo a parlarne con lei come avrei voluto, prima della sua dipartita. So che mio padre era fratello del suo, ma oltre a questo mi mancano dati certi: nomi e date. Tu sai qualcosa di più?"
Fenice rimase in attesa della risposta guardando la candela che si consumava lentamente. Le sue dita rigiravano l'anello col sigillo di sua madre, che aveva ricevuto inaspettatamente in dono quando si era unita in matrimonio con Davide. Finalmente avrebbe potuto scrivere i nomi dei suoi genitori l'uno accanto all'altro in una cronaca familiare, tramandandone l'unione alla posterità...
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Lucrezia59 Registrato: 21/03/09 16:42
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MessaggioInviato: 27 Mar 2010 23:28
Lucrezia porse a Fenice un libro.
Ecco le disse, questo è quanto ho scritto su quello che sò di mia madre...
non sò se ti potrà essere utile.... per gli altri famigliari.... Gioxe..... cuigino mio adorato.... che con una frase riusciva a strapparci una risata anche nei giorni peggiori.... (vi consiglio di leggere la stanza del sorriso)
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Fenice Registrato: 23/08/09 14:51
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MessaggioInviato: 21 Apr 2010 17:33
Dopo aver lungamente studiato le carte che le aveva dato Lucrezia, Fenice si accinse a continuare la storia della famiglia nelle pagine della preziosa Bibbia.


Questa è la storia di Siria Cailin. Aslan, così come ho potuto ricostruirla dalle sue sparse memorie. Nelle sue carte poche sono le note che la riguardano, infatti, non avendo ella lasciato testamento né completa narrazione del suo passato.
La sua storia conosciuta comincia il giorno 2 del mese di febbraio dell’anno di grazia 1457, quando si ritrovò a Mirandola quasi senza memoria. Fu presa sotto l’ala protettrice dei membri del casato Ferrari e di quella famiglia fu parte, fino a quando scoprì d’essere invece figlia primogenita di Aragorn Aslan, prematuramente scomparso, del quale accolse la gloriosa eredità ricostruendo per quanto possibile il casato disperso.
Molte cariche pubbliche ha ricoperto nella sua breve vita, anche all’interno dell’esercito. E’ scomparsa nell’ottobre del 1457, alla vigilia delle nozze progettate con il promesso sposo Ballantine, e noi tutti molto l’abbiamo pianta, sebbene addolorati e feriti per il suo allontanamento senza una parola di spiegazione. Ma ella era orgogliosa…
Dopo la sua scomparsa reggono il casato mia cugina Lucrezia Leanor Yseult e mio cugino Zhair… ma di loro, e di me e degli altri membri della famiglia, come pure dei vari legami di parentela, dirò più avanti.


Con un sospiro Fenice depose la penna accanto alla Bibbia aperta e rilesse quanto aveva scritto. Nelle sue parole non vi era che una pallida ombra di ciò che era stata Cailin., vibrante di energia fino ad essere insopportabile, generosa e impulsiva, decisa, schietta, pronta nel detestare come nel voler bene… l’aveva conosciuta solo al termine della sua vita, ma non avrebbe mai dimenticato il giorno in cui, in un colloquio pieno di emozione e gioia, Cailin. l’aveva accolta in quella che finalmente Fenice avrebbe chiamato da allora in poi la propria famiglia…
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Lucrezia59 Registrato: 21/03/09 16:42
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MessaggioInviato: 22 Apr 2010 10:27

Le prime ombre del tramonto stavano scurendo ogni colore.
Nel cielo il buio avanzava e le prime stelle facevanon capolinea, la luna, parzialmente coperta da una nuvola, rischiarava la strada che riportava Lucrezia verso casa.

Entrò senza fare rumore, richiuse la porta dietro di sè e stette qualche minunto ferma sulla soglia.
Ascoltava i rumori della casa, sembrava avesse un respiro proprio.
Sentiva gli odori che la accoglievano, il legno e la cera d'api con cui venivano puliti, i fiori che decoravano ogni angolo per dare allegria alla casa.....

Stava per salire le scale, quando dalla bibliotecca vide una luce soffusa, si avvicinò e senza farsi vedere guardò attraverso la fessura della porta socchiusa.
Era Fenice, intenta pensava a scrivere la loro storia.
non voleva disturbarla, si girò e si allontanò senza rumore.... avrebbero avuto tempo per parlare.
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Fenice Registrato: 23/08/09 14:51
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MessaggioInviato: 28 Apr 2010 18:01
Fenice pensava a coloro che erano nati e morti prima della sua nascita... come ritrovare traccia della loro storia? Perché nessuno aveva pensato prima di lei a tenere viva la memoria dei fasti della famiglia?
Era stanca e nervosa, e le sembrava che mai sarebbe riuscita a venirne a capo.
Devo parlare con Lucrezia pensò risolutamente, alzandosi e spingendo rumorosamente indietro lo scranno dall'alto schienale.
Uscì facendo frusciare l'abito e andò in cerca di Lu. Entrambe condividevano l'amore per la storia di famiglia, e ancora una volta avrebbe trovato in lei aiuto e consiglio.
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Lucrezia59 Registrato: 21/03/09 16:42
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MessaggioInviato: 28 Apr 2010 20:22
Lucrezia si diresse a passi felpati verso lo scalone che portava alle camere.
Un'idea le frullava nella mente.
Aveva da qualche parte qualcosa che avrebbe potuto essere d'aiuto a Fenice.
Arrivò al piano, ma a posto di diriggersi verso la sua camera, proseguì sù per le scale.
Mentre saliva, sentì il rumore assordante del silenzio più completo che risuonava per tutta la casa, era dispiacciuta che molti dei suoi cari non si facevano più vedere, era talmente assorta nei suoi pensieri che non si accorse di essere arrivata davanti alla stanza che cercava.
Spinse la porta e si ritrovò in un ambiente angusto, buio e polveroso.
In un angolo vide la culla che era stata sua nella prima infanzia e che ogni piccolo Aslan aveva e avrebbe utilizzato, poi.... ecco.. in fondo, su un vecchio mobile c'era ciò che era venuta a cercare.
Era un piccolo baule,

https://2img.net/h/oi40.tinypic.com/xnz3hh.jpg


dove aveva conservato diverse documenti, lo prese e chiudendosi alle spalle la porticina, ridiscese le scale fino a piano terra dove quasi si scontrò con Fenice.

-Fenice, ti stavo venendo a trovare nel salottino, ti ho portato qualcosa che forse ti potrà aiutare.

Mentre parlava, entrò nella stanza seguita da Fenice.

Il camino era ancora acceso, e l'atmosfera era calda ed accogliente,
Lucrezia posò il baule sulla scrivania e aprendolo prese le pergamene che erano custodite all'interno e srottollandole le porse a Fenice...

- ecco, questo è il primo albero genealogico, un casato piccolo piccolo ma che aveva molta voglia di crescere.....

https://2img.net/h/oi42.tinypic.com/2r5rvcx.jpg

.........la lettera dove mia madre mi annunciava la nascita del casato......

https://2img.net/h/oi39.tinypic.com/33lpgmx.jpg

.......I primi blasoni ..........

https://2img.net/h/oi42.tinypic.com/20a6nv5.jpg

https://2img.net/h/oi44.tinypic.com/2z3t98w.jpg

dove sotto aveva scritto di suo pugno la proposta di un moto di famiglia, che poi in definitiva aveva utilizzato per lei stessa

e ho rirovato anche la sua storia come lei me la narrò una sera d'inverno quando eravamo sedute accanto al camino e che ho trascritto la notte stessa per paura di non rammentarmela.

e tese un foglio a Fenice
Il mio nome è Siria Cailin. Aslan e questa se vorrete ascoltarla è la mia storia..
Il freddo e nevoso pomeriggio del 2 febbraio 1457 mi ritrovai, confusa, affamata e coperta di stracci, all’interno della mura di Mirandola bellissima città del Ducato di Modena.. stanca e senza ricordare nulla del mio passato, a parte il significato del mio nome che in celtico irlandese significa “ragazza”, trovai rifugio e mi addormentai in una cadente stamberga nel quartiere più povero.. Al mio risveglio mi accorsi che sul tavolo c’erano 50 ducati, 2 pezzi di pane e una lettera del tribuno Sagico che mi dava le prime indicazioni su come poter sopravvivere..
Stupita ma grata di quell’inaspettato aiuto, mangiai un panino e iniziai a passeggiare per le strade della città, fu durante questa mia prima passeggiata che attirata dal chiacchierio allegro proveniente dall’interno di una taverna vi entrai, qui trovai persone molto gentili che si prodigarono per aiutarmi e una in particolare Madamebutterfly Ferrari, mi prese sotto la sua “ala protettrice” e si offri gentilmente di farmi da tutor.. io ancora non ricordavo chi fosse ma sentivo grande famigliarità con lei..
I giorni passarono e poco per volta mi rendevo conto di amare sempre più quella stupenda cittadina, ero desiderosa di fare qualcosa di utile, così dopo che riuscì ad acquistare il mio primo campo di verdure, divenni tutor, per poter aiutare io stessa i giovani esattamente come Madamebutterfly aveva fatto e faceva ancora con me. Intanto finalmente una parte del mio passato mi fu chiaro, finalmente capii perché ero così affezionata alla mia tutor che io chiamavo affettuosamente Tutormadame.. Madamebutterfly altri non era che mia cugina Maddy e fu proprio grazie a lei che venni accolta nell’onorevole Casato Ferrari
Ora qualcosa del mio passato conoscevo e avevo una famiglia, eppure c’era qualcosa che adombrava il mio cuore, qualcosa che turbava la mia quiete..
E infatti.. quel qualcosa non tardò a manifestarsi.. un giorno ricevetti una lettera dalla scrittura che mi era famigliare, me la inviava la mia sorellastra Alabama, per ricordarmi chi ero e che avevo un compito da portare a termine: io ero la discendente e primogenita di Aragorn Aslan.. e dopo la prematura scomparsa di mio padre toccava a me riportare il casato agli antichi fasti, così, seppur non a cuor leggero, lasciai la famiglia che mi aveva accolta e il Casato Ferrari, per ricostituire Casato Aslan cercando i membri sopravvissuti della mia famiglia..
Intanto continuavo a cercare di rendermi utile a Mirandola.. la mia città.. grazie a Esil Ferrari, mia grande amica, che mi diede fiducia credendo in me, entrai per la prima volta a far parte del Consiglio Municipale come taverniera municipale e fu proprio in quel periodo che collaborando con Real Ferrari e Esil Ferrari fondai la guardia volontaria de I Guardiani di Mirandola, non dimenticherò mai il sostegno che sia Esil che Real mi diedero in quel periodo critico ne la fiducia che tutte le persone che cedettero in questo progetto mi accordarono..
Dopo questo mese come Consigliere partì con Esil, Maddy, Alectyo, Lullaby, Ladyvalentina, Iscarioth e Ranocchietta per un viaggio verso la Croazia, purtroppo però il Ducato di Modena venne invaso nel cuore della notte e la guerra che ne derivò e vide contrapposti Milano e Genova contro Modena e Venezia, ci costrinse a tornare..
Da qui iniziò un triste periodo di guerra, io entrai volontariamente nell’esercito I Draghi Neri dell’Apocalisse, il comandante ScilaII mi nominò logista dell’esercito e per due lunghi mesi non potei tornare a Mirandola per combattere al fronte.
Finalmente la guerra finì, io potei rientrare a casa e mi fu concessa l’opportunità di ricoprire il ruolo prima come Tribuno e poi come Viceprefetto Doganiere passando quindi altri due mesi all’interno del Consiglio Municipale, prima in una veste e poi nell’altra; inoltre entrai a far parte della Filiera Mirandolese e inizia ad affacciarmi alla vita politica entrando a far parte del Partito Opliti..
Intanto la mia famiglia si allargava, molti parenti dispersi venivano ritrovati, venne così costituita in Casato l’armata “Il Ruggito di Aslan” guardia composta da soli membri di famiglia.. e io trovai anche l’amore in Ballantine, Caporale dell’Esercito Ducale..
Una mattina poi.. frugando nella biblioteca di Palazzo Aslan ebbi la sicurezza che nel mio sangue scorre anche quello dell’antico popolo dei celti, il nonno di mio padre infatti era un celta votato alla divinità Ucuetis, tale divinità era considerato il protettore della corporazione dei fabbri e pare occupasse un posto di rilievo nell’olimpo delle divinità celtiche.. la nebbia sul mio passato pare ormai si stia diradando completamente..
Ora vivo il mio tempo con uno sguardo al presente e uno al futuro chiedendomi quali altre sorprese, gioie o dolori la vita mi riserverà..

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--INCARICHI--

-Maresciallo aggiunto dell'accademia
e Comandante della Milizia Ducale di Mirandola
-Membro del Partito Opliti
-Fondatrice, Comandante e Responsabile de I Guardiani di Mirandola
-Membro della Filiera Mirandolese (granaroli/mugnai/panettieri)
-Fondatrice e Capofamiglia di Casato Aslan
-Proprietaria della taverna "La Tana del Leone Guardiano"
-Viceprefetto Doganiere di Mirandola (Agosto/Settembre 1457)
-Consigliere Municipale di Mirandola (Agosto/Settembre 1457)
-Ex Tutor di Mirandola
-Tribuno di Mirandola (Luglio/Agosto 1457)
-Consigliere Municipale di Mirandola (Luglio/Agosto 1457)
-Logista nell'esercito "I Draghi Neri Dell'Apocalisse" comandati da ScilaII per la guerra Modena/Venezia contro Genova/Milano (Maggio/08 Luglio 1457)
-Taverniera Municipale di Mirandola (Marzo/Aprile 1457)
-Consigliere Municipale di Mirandola (Marzo/Aprile 1457)
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Lucrezia ossservò Fenice che raggiante prendeva ogni documento e lo leggeva voracemente per poi prenderne un altro.

Si accovacciò accanto al camino , con le ginocchia ripiegata sotto di lei, e con il viso rivolto verso le fiamme, la sua mente ritornava indietro con il tempo, e un velo di tristezza ricoprì i suoi occhi..........
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Fenice Registrato: 23/08/09 14:51
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MessaggioInviato: 12 Giu 2010 13:29
Una pagina nuova... era tempo di segnare alcuni - troppi - nomi, i nomi di chi se ne era andato, prima che l'oblio ne cancellasse il ricordo... e di vergare l'unico nome di nuovo nato che avesse rallegrato il casato negli ultimi tempi. Fenice riordinò gli appunti presi e scrisse:


Membri della famiglia defunti:
Alabama, sorella di Siria Cailin. e madre di Aammooss
Alyx, amatissima figlia di Siria Cailin., defunta il 15 ottobre 1457
Andrys, cugino di Siria Cailin., defunto il 12 marzo 1458
Peschion, defunta il 22 marzo 1458
Leela, defunta il 9 aprile 1458
Angelica97, figlia di Apnea_profonda, defunta il 12 maggio 1458

Possa Aristotele accoglierli nel Paradiso Solare, così sia

Nuovi membri della famiglia:
Alain.voudi, figlio di Lucrezia Leanor Yseult e di Katamazai Deversi, nato il 17 maggio 1458


Richiuse la Bibbia e rimase a pensare malinconicamente. Quella primavera era stata terribile... quanti morti... e le sovvenne di Alyx, che aveva fatto in tempo a conoscere personalmente... la famiglia si assottigliava, i ricordi, per quanto lei lottasse per preservarli, scivolavano via inesorabilmente... e nonostante tutte le sue preghiere, la sua unione con Davidetaker non era stata ancora benedetta da un erede. Una lacrima improvvisa le scivolò lungo la guancia e si fermò sulle labbra, salata e amara...
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Lucrezia59 Registrato: 21/03/09 16:42
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MessaggioInviato: 12 Giu 2010 15:10
Lucrezia aveva avuto una mattinata impegnatissima a riodinare e far le pulizie a fondo.
Berta come al solito era di grand aiuto, anche se era un continuo brontolare, Arabelle aveva sistemato tutti i vestiti della sua padrona dopo averli stirati per bene.
Avevano pranzato tutti insieme attorno al grande tavolo, chi descrivendo la propria settimana lavorativa, chi le ultime novità sui propri raccolti, chi semplicemente discuttendo del più e del meno.
Poi sazi ognuno era tornato alle proprie occupazioni.
Lucrezia aveva visto Fenice allontanarsi ed entrare in biblioteca, la lasciò tranquilla e si ripromise di andarla a trovare più tardi.

Finì si sistemare alcune cose, poi si diresse verso la biblioteca, bussò piano e entrò.

Vide Fenice con la Bibbia in mano e con le gote rigate di lacrime.

Senza parlare, le mise le braccia intorno alle spalle e rimase lì con lei.

Ferme. Immobili, mille pensieri le passavano nella sua mente.

Gli ultimi decessi nella loro famiglia, la malatia di un suo carissimo amico, che non migliorava e che sicuramente a breve avrebbe raggiunto pascoli verdi e tranquilli, a meno di un miracolo.

Intuiva i pensieri di Fenice, e la tristezza che intravedeva sul suo dolce volto, le diceva che non sbagliava sul motivo di tanta tristezza.

Avrebbe voluto che il cielo benedisse l'unione della cugina, regalandole un dolce pargolo da accudire.

Si sentiva quasi colpevole della sua felicità, perfetta, completa, più unica che rara.
Ma era sicura che il futuro riservava alla cugina sorprese innimaginabili che l'avrebbero resa felice e appagata.
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Fenice Registrato: 23/08/09 14:51
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MessaggioInviato: 11 Lug 2010 10:19

La mia storia.

E' con emozione profonda e umiltà che mi accingo oggi a lasciare traccia della mia storia negli annali di famiglia, affinché non sia cancellata dall'oblio come quelle di alcuni familiari.
Possa perdonarmi Aristotele e ogni lettore di queste carte se mi dilungherò nel narrare... la storia comincia ben prima di me e in essa parlano voci di persone che non ci sono più, e che meritano si spenda su di loro più di una parola e di un momento.
La storia comincia con il fondatore del Casato Aslan, Aragorn, il quale aveva un fratello minore, Lionetto, giovane impetuoso e insofferente alle regole e desideroso di libertà e opportunità.
Lionetto lasciò la casa avita a sedici anni, orgogliosamente deciso a trovare la propria strada nel mondo, con due unici averi: un cavallo e una spada, arma dalla quale non si separò mai e che gli venne vilmente rubata da chi lo uccise anni dopo. Ma non precorriamo i tempi... Il giovane viaggiò seguendo il suo capriccio, conoscendo terre e genti, facendosi degli amici, trovando, a volte, uno sguardo di dama per cui sognare un momento... ma proseguì sempre, spinto dalla sete di qualcosa che non sapeva dove e cosa fosse, ma che lo chiamava con forza.
Pochi giorni prima del suo diciottesimo compleanno giunse a Venezia, povero di ducati e ricco di esperienze, deciso a fermarsi un poco più a lungo, forse ad imbarcarsi e viaggiare per mare. Venezia lo stregò e lo tenne avvinto a lungo, ma soprattutto furono gli occhi e le grazie di una fanciulla a tenerlo legato... una bellissima fanciulla appartenente a una nobile famiglia della Serenissima, dal dolce nome di Helena Teodora Lucrezia, figlia di Gianfiliberto Ugo Mozzart-Dapponte.
La fanciulla, come vuole la legge dell'amore, ricambiò i sentimenti di Lionetto col più puro e ardente trasporto, riconoscendo in lui il cavaliere che la sua anima aspettava senza saperlo. L'amore dei due giovani, però, era fieramente avversato dalla famiglia di lei. Lionetto non era nobile, era povero, veniva da lontano ed era senza appoggi, senza passato, senza un avvenire. Gianfiliberto proibì alla figlia di vedere l'innamorato, cercò di imporle la propria volontà, di far valere la propria auctoritas di capocasato. Non servì a nulla. Con lo stesso spirito indomito che l'accumunava all'amato, Helena fuggì per unirsi segretamente a lui con un matrimonio clandestino ma perfettamente valido, e con lo sposo lasciò nottetempo Venezia, accompagnata soltanto da due servi, Ursula e Cesco, e portando con sé solamente un cofanetto con qualche gioiello di famiglia e una manciata di scudi.
(continua)
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Fenice Registrato: 23/08/09 14:51
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MessaggioInviato: 12 Lug 2010 13:31


La vita dei due sposi divenne fuga perpetua. Di notte viaggiavano, scortati soltanto dai due fedeli servitori, e di giorno rimanevano celati nei boschi come briganti, oppure in locande povere e periferiche, cercando di passare inosservati nonostante la bellezza di lei e la nobiltà di tratto che Lionetto possedeva.
Si amavano... il loro amore cresceva e si fortificava nella vicinanza e nella condivisione della clandestinità e degli ideali. Erano giovani, si erano scelti, si erano lasciati tutto alle spalle per quell'amore, e nessuno dei due rimpianse mai la scelta fatta, nemmeno nei momenti di paura o di fame, quando sembrava non esistesse meta possibile né prospettiva di futuro.
Helena si accorse di avere in grembo il frutto di quell'amore... e insieme all'amato brindò con acqua di fonte e con le lacrime condivise della gioia.
Fuggire divenne sempre più difficile, ma era impossibile fermarsi, poiché la famiglia di lei, e in special modo Gianfiliberto, li faceva inseguire da sgherri che probabilmente non avevano come scopo quello di riportare la fanciulla disonorata a casa, ma bensì di spegnere nel sangue l'onta di quel disonore.
Lionetto pensò allora di tornare a Mirandola e chiedere protezione al fratello, di cui sapeva la fortuna e la prosperità familiare. La strada dei due sposi piegò dunque a sud, con un giro che sarebbe servito a confondere le loro tracce e la loro direzione. Per un po' sembrò funzionare... finché in un'alba caldissima, alle porte della città, quasi senza scendere da cavallo Helena partorì, e meno di quattro ore dopo, nel sonno che viene dopo la fatica e il dolore, sia lei che Lionetto vennero raggiunti e uccisi da chi li cercava, mentre Ursula e Cesco, poco distanti e nascosti, assistevano in lacrime, senza poter far nulla, orripilati, all'assassinio.

(continua)
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Fenice Registrato: 23/08/09 14:51
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MessaggioInviato: 13 Lug 2010 16:04

Rimasti soli, finalmente i due poveri servitori senza più padroni osarono uscire dal loro nascondiglio e avvicinarsi ai morti... Helena sembrava ancora dormire, mentre Lionetto le teneva una mano posata sul ventre con gesto inutilmente e tragicamente protettivo.
I due neonati piangevano... sì, perché si trattava di due piccini, nati insieme e insieme rimasti senza genitori... una ero io, l'altro il mio gemello Saquacy, della cui esistenza sono venuta a sapere solo da adulta, e da pochi mesi, e che da mesi giace malato in convento, e forse non si riprenderà più...
Ursula e Cesco si consultarono tra le lacrime, diedero pietosa sepoltura ai corpi dei miei genitori, accudirono i neonati e, con la morte nel cuore, convennero che tenerli entrambi sarebbe stato impossibile e troppo pericoloso. Affidarono quindi il maschietto a dei mercanti di passaggio, rifiutando sdegnosamente il denaro che essi volevano dar loro in cambio, e tennero me, la bambina, perché Ursula s'intenerì al mio pianto disperato e fiero.
Crebbi con lei e con Cesco, che mi accudirono come genitori amorosi, pur dicendomi che non ero figlia loro sin da quando fui in grado di capire. Mi amavano... rubarono per darmi da mangiare, si tolsero il pane di bocca, vissero nascosti proteggendomi, e ogni loro pensiero, ogni loro attenzione, ogni loro capacità fu per darmi un'istruzione, per farmi crescere serena, per coltivare, per quanto potevano e sapevano, le mie attitudini e il mio carattere.
Come è vero che non è la nobiltà o la ricchezza, e nemmeno l'istruzione, a fare di una persona ciò che è! Cesco mi narrò le storie che conosceva, mi insegnò a leggere e a scrivere, a leggere i portolani e le mappe, a distinguere le armi e a far di conto senza errori. Ursula mi insegnò la devozione, l'onestà, il rigore morale, la schiettezza e il canto. Crebbi felice... l'unico mio dolore era non aver mai visto il volto dei miei genitori e non aver conosciuto l'abbraccio di mia madre, di cui Ursula e Cesco mi narravano, ripetendomi quanto fossero belli, forti, nobili nell'animo, e innamorati.
Rimasi con Ursula e Cesco fino alla loro morte, per la quale piansi lacrime di dolore profondo e sincero, poiché, pur sapendo che non lo erano nella carne, li avevo sempre considerati i miei genitori, poiché si è figli di chi ci cresce quanto di chi ci genera e ci partorisce. Rimasi sola, alle porte di Mirandola, sola col mio segreto e con la capacità di cavarmela senza bisogno di nessuno. Come mi aveva ripetuto sempre Ursula, avevo l'orgoglio di mio padre e l'animo limpido di mia madre... varcai le porte della città decisa a vivere onestamente e a lottare per quello che desideravo, pronta ai sacrifici, nell'attesa di ritrovare, forse, i membri della famiglia paterna, quando sarei stata in grado di presentarmi al loro cospetto senza dover chiedere un aiuto materiale che mai avrei accettato.

(continua)
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Fenice Registrato: 23/08/09 14:51
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Residenza: RR: Mirandola
MessaggioInviato: 21 Lug 2010 16:50

Vivere soli ed essere sereni non è da tutti. Lavoravo duramente, senza concedermi nulla, ben decisa a bastare a me stessa e a costruire l'avvenire che desideravo. Ma non ero egoista... volevo essere utile agli altri, ma sapevo di aver ben poco da dare finché non sarei stata autosufficiente materialmente.
I primi tempi furono durissimi. Nella calura d'agosto, lavorare in miniera e aver poco e niente da mangiare proverebbero chiunque... ma non me. Orgogliosa, testarda, fiera come mio padre... la dolcezza di mia madre avrebbe potuto affiorare, forse, soltanto in futuro.
Vissi in dignitosa e dura povertà finché potei acquistare il mio primo campo, e al mio primo raccolto piansi di consolazione. Nel frattempo, pur vivendo come un'eremita, avevo conosciuto qualche abitante della città, persone incontrate al mercato, qualche conoscenza nelle rare sortite in taverna... Avevo anche sentito pronunciare il nome della mia famiglia, naturalmente. Il caso o il Destino, capriccio degli imperscrutabili pensieri che collegano gli avvenimenti, mi aveva fatto incontrare, come prima guida, proprio una Aslan, e sebbene lottassi per non legarmi a lei, eravamo diventate amiche con una naturalezza disarmante... Lucrezia... Sempre prodiga di consigli, presente, attenta... E' così facile affezionarsi a coloro che sentiamo affini! così spontaneo, così dolce... Quando mi parlò di sua madre, Cailin., capii dai particolari che si trattava della figlia di Aragorn, fratello maggiore di mio padre; dunque, mia cugina prima. Quanto a lungo ci pensai, non so dire. Ma sapevo di doverle parlare. Nel frattempo l'avevo conosciuta, ero entrata a far parte dei Guardiani di Mirandola, avevo conosciuto un giovane messere che mi faceva battere il cuore... la Vita bussava al mio cuore e alla mia porta, ed era inutile fingere di non aver sentito. Facevo parte di una comunità, costruivo legami, potevo finalmente fare qualcosa per gli altri, sentirmi utile in mezzo ai miei simili. La diffidenza e l'orgoglio si scioglievano, e al loro posto sorgevano speranze, progetti, una fragilità femminile che non piegava la mia forza, ma rendeva più dolci i miei occhi e il mio sorriso.
Goffredo, dopo avermi dichiarato il suo amore e chiesto trepidante di aspettarlo, partì per un viaggio lungo e pericoloso, che si sarebbe rivelato più lungo del previsto e avrebbe - ahimè - minato in lui, alla radice, il nostro legame, che pareva così saldo e capace di resistere agli ostacoli.
Durante la sua assenza entrai nella comunità dei credenti ricevendo il battesimo, e finalmente, una mattina all'alba, in un colloquio pieno di emozione e di gioia, mi rivelai a Cailin. e venni accolta nella famiglia di cui portavo, in segreto, il nome: gli Aslan.

(continua)
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MessaggioTitolo: Re: La Storia della Famiglia Aslan   La Storia della Famiglia Aslan Icon_minitimeDom Ott 17, 2010 3:24 pm

Citazione :
Lucrezia59
Registrato: 21/03/09 16:42
Messaggi: 1445
Residenza: Mirandola

MessaggioInviato: 15 Set 2010 08:29

Palazzo Aslan era immerso nel silenzio più completo.
Il cielo illuminato dalla luna e sparse sulla volta celeste milioni di stelle...
non sarebbe bastata un vita a contarle tutte, eppure erano testimone da millenni di ogni gesto e ogni desiderio degli uomini che avevano popolato la terra.

Lucrezia camminava in silenzio nel prato, la mente in subbuglio per mille pensieri che vi si affollavano.
Alzò il viso e guardando la facciata del Palazzo tornò indietro con la mente, a prima che fosse posta la prima pietra, ai giorni felici e spensierati di quando sua madre aveva deciso di costruire per la loro famiglia questa splendida residenza.
Quante cose erano successe, quanti sogni andati a buon fine e quanti infranti sulle coste del dolore e della disperazione...
Quante lotte, quante lacrime, quante parole versate a volte invano e altre invece che avevano dato un senso alle loro vite.

Forse era ora di raccontare la sua storia a chi non era ancora nato, per lasciare a chi volesse leggere una testimonianza, perché tutto non scivolasse nell'obbio.

Si! era venuto proprio il momento anche se era sempre restia, per timidezza e umiltà, a raccontarsi perché preferiva di gran lunga che fossero i suoi gesti a raccontare di lei, ma si rendeva conto che chi non l'avesse conosciuta per come era in precedenza, non poteva capire appieno quella che era diventata.

Lucrezia si diresse verso casa, aprì la porta e entrò direttamente in cucina dal giardino. Prese un pentolino e si preparò una tazza di latte e tenendola saldamente tra le mani per non rovesciarla, si diresse in biblioteca.

Il fuoco non si era ancora spento nel camino, le braci erano ancora rosse e ardevano. Mise un ciocco e mentre il fuoco riprendeva vigore, si sedette alla scrivania prendendo una pergamena intonsa. intinse la piuma nel calamaio e si accinse a scrivere, la notte sarebbe stata lunga e sicuramente non sarebbe bastata per coricare sul foglio ogni suo momento di vita passata.




Primo capitolo

La mia nascita

Sono nata il primo giorno di primavera dell'anno di grazia 1437 esattamente a mezzogiorno.
Da quando ho memoria mi è sempre stato detto che in quel preciso momento gli usignoli si erano messi a cantare presagendomi una lunga e felice vita.

Di quelli che credevo i miei genitori, ho un ricordo offuscato ma sò che mi hanno amato teneramente.

Eloisa, figlia di un baronetto caduto in miseria ma con un'ambizione smisurata, era stata promessa in sposa ad un nobile con solida fortuna e di molto più vecchio di lei.
Non poteva fare nulla per evitare il suo triste destino, l'attendeva un futuro dorato ma senza amore. Ma il fato le fece un regalo inaspettato.
Al mercato, insieme alla nobile signora a cui faceva da dama di compagnia, incontrò un giovane , tale Jacopo della Franca.
Bastò uno sguardo, e si innamorarono perdutamente.
L'amore fù contrastato dal padre di Eloisa in ogni modo.

Ai giovani non rimase molte scelte, una notte di maggio si sposarono di nascosto con la complicità del diacono e scapparono complice la luna ad illuminare il loro cammino.

Molta strada fecero, cercando di non farsi scoprire dalle fedeli guardie che il padre aveva assoldato per rintracciarla.

Dopo aver girovagato si ritrovarono a Mirandola, Eloisa Jacopo e la neonata Lucrezia.

Trovarono la cittadina molto bella e tranquilla e lontana da ogni rotta battuta da chi li ricercava.

Vi si installarono, finalmente potevano vivere il loro amore ed essere felici.

Finché la vita non arrivò a riscuotere il suo dazio, non è permessa la felicità assoluta in questo mondo.

In poco tempo morirono, dapprima Jacopo a cui succedette poco dopo Eloisa affranta da questo dolore insopportabile.

Ero rimasta sola al mondo.



Lucrezia pose la penna d'oca, ormai albeggiava doveva sbrigare molte cose .
Avvolse con cura la pergamena, che ripose nel cassetto della scrivania.
Avrebbe continuato un'altra sera
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